Una delle fattispecie più frequenti nelle quali s’imbattono i nostri utenti è quella di come utilizzare in concreto il proprio marchio registrato, per prevenire possibili violazioni da parte dei terzi soggetti, sia pure in buona fede, cechiamo di fare degli esempi pratici che possano sgombrare il campo da possibili equivoci e/o fraintendimenti.
Una volta aver proceduto con la richiesta di deposito del proprio brand, potrebbe nascere l’esigenza d’utilizzarlo in websites detenuti da terzi soggetti per finalità promozionali, oppure presso fornitori e distributori, qualora si svolga un’attività imprenditoriale, oppure presso altre realtà nelle quali si riveste la qualifica di socio insieme ad altri soggetti. In questi casi, registrare marchio significa mettere fin da subito al corrente quei terzi soggetti con i quali si abbia in essere del business, qualunque esso sia.
Ecco perché risulta consigliabile inviare fin da subito una circolare scritta che metta al corrente i terzi soggetti, con i quali si collabora attivamente, per renderli edotti sia del fatto che si è proceduto a registrare un marchio a proprio nome sia che l’utilizzo dello stesso dovrà avvenire previa autorizzazione scritta e, secondo le modalità da indicare di volta in volta. Ovviamente, tale attività informativa potrà essere svolta con la massima serenità ed in un clima di mutua collaborazione professionale, ciò non toglie che è sempre opportuno e professionale puntualizzare che trattasi pur sempre di una risorsa esclusiva, intestata alla propria persona.
Discorso diverso dovrà essere fatto per quei soggetti con i quali non si collabora direttamente, ma solo indirettamente. In tale ipotesi, l’inoltro di una circolare informativa non potrà ritenersi sufficiente, quindi, si dovrà valutare un vero e proprio accordo scritto da sottoscrivere, per puntualizzare esattamente gli usi concreti che si potranno far fare del marchio altrui. In tale maniera, la registrazione marchio verrà ottimizzata nei confronti del soggetto beneficiario, nel senso che quest’ultimo verrà reso edotto di quello che potrà o non potrà fare, evitando così inutili e sgradite sorprese che potrebbero essere fonte di conflitti tra i soggetti in essere.
Chiaramente tali attività aggiuntive, rispetto a quella della tutela del brand, potrebbero incidere sul quanto costa registrare un marchio, vale a dire palesare dei maggiori costi rispetto a quelli inizialmente preventivati dal professionista prescelto. Diciamo subito che si tratterebbe di una spesa una tantum, visto e considerato che, poi, tale scrittura privata potrebbe essere riutilizzata per i vari e diversi soggetti terzi, magari apponendo solo delle lievi modifiche per quanto attiene le diverse modalità d’utilizzo del brand nei caso di specie. Nell’ipotesi in cui si volesse prescindere anche da tale ulteriore costo professionale, si potrebbe quantomeno valutare di far sottoscrivere al soggetto terzo, utilizzatore del marchio, un impegno scritto per attenersi alle direttive del titolare esclusivo per quanto riguarda l’uso del brand.
Da questi pochi esempi concreti, emerge come la registrazione di un marchio sia un work in progress, per la serie un volta formalizzata il deposito ministeriale, bisogna poi selezionare a chi concederne o meno l’uso del brand, la modalità più corretta per farlo, monitorare costantemente che ci si attenga alle pattuizioni e agli accordi presi ecc. In buona sostanza, trattandosi di un’attività in divenire, si consiglia d’acquisire previamente e, sempre e comunque, tutte le informazioni utili, per poter poi decidere con cognizione di causa.